venerdì 24 aprile 2020

STEP #11 - Modelli per affrontare virus (attraverso il mondo)

La pandemia di Coronavirus, come è risaputo, ha creato una situazione tragica e ha avuto (e sta avendo) notevoli ricadute anche a livello economico-sociale. Ad oggi sono tantissime le nazioni del mondo coinvolte, che sono costrette a cercare, nelle maniere più diverse, la via migliore per il contenimento della mortalità e delle altre conseguenze disastrose. La situazione è la stessa più o meno per tutti, ma le risposte sono diverse: si sente parlare di "modelli", veri e propri esempi da seguire (o meno). Descriverò tre di questi che meritano particolare attenzione.

Il principale, giustamente nominato in tutti i telegiornali, è il cosiddetto "modello cinese": esso consiste nella sorveglianza h24, nel controllo capillare dell'individuo e degli spostamenti e nella chiusura di quartieri e città intere sin dalla prima dichiarazione di emergenza (a "quota" 25 morti e 8000 contagiati). E' grazie a queste modalità di gestione che la mortalità è stata relativamente bassa proprio nell'epicentro del Covid-19? Di questo non si è molto convinti, vista la poca trasparenza della nazione nell'ufficializzazione dei dati forniti all'estero. Quello che sappiamo è che tale modello non è totalmente totalmente esportabile in Europa (si confrontino a proposito i link sotto riportati).



Differente è il "modello coreano"in Corea del Sud i numeri del contagio sono crollati non a fronte di una reclusione generalizzata, ma grazie all'esecuzione di massa dei tamponi, individuando tutti i soggetti positivi, anche quelli asintomatici, costringendo alla quarantena insieme a tutti coloro che vi erano stati a contatto. 


La Svezia ha optato per un approccio “morbido” (e molto controverso) guidato dall’epidemiologo di stato Anders Tegnell. Invece del blocco draconiano, il distanziamento sociale in Svezia è una questione di autoregolazione. Ai cittadini è stato chiesto di usare il loro giudizio e di assumersi la responsabilità individuale all’interno di un quadro basato sulla fiducia reciproca, piuttosto che sul controllo dall’alto verso il basso. Un “modello svedese” con cui il paese ha scelto di deviare dal percorso seguito da molti, compresi i suoi vicini nordici che hanno invece adottato il lockout.

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