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sabato 30 maggio 2020

STEP #21 - Etica e modelli di comportamento

L'etica (termine derivante dal greco antico ἔθος, "carattere", "costume", "consuetudine") è una branca della filosofia che studia i fondamenti razionali che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno status deontologico, ovvero distinguerli in buoni, giusti, leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti ingiusti, illeciti o cattivi secondo un ideale modello comportamentale (ad esempio una data morale).

 Quali sono i nostri modelli di comportamento? Cosa ci spinge a seguirli o meno? Sono semplicemente costruzioni mentali o vere e proprie imposizioni sociali e culturali?
ETICA e Kiwanis - francesco valenti
"Il bene è stato giustamente definito come ciò a cui tutto tende", ha affermato un Aristotele forse troppo ottimista nell'Etica Nicomachea (libro I, 1094a). 
E' un insieme di norme e valori a regolare i comportamenti umani, ma si può discutere su quanto questa tensione verso il bene sia spontanea e naturale. 
Guardando l'etica come un'"istituzione normativa" e "sociale", questa può essere accostata al diritto: entrambe controllano i rapporti tra individui affinché siano garantiti la sicurezza personale e l'ordine pubblico, ma si affidano a mezzi diversi. Il diritto si basa sulla legge territoriale, valida solo sul territorio statale, che va promulgata affinché si conosca, che se non rispettata sarà seguita da una pena: esso fornisce un modello "imposto dall'alto" che stabilisce il limite tra la libertà del singolo e quella del prossimo; l'etica si basa sulla legge morale, valida, in teoria, universalmente, già nota a tutti in modo non formale
Come detto prima, questa "universalità" dell'etica può essere messa in dubbio se si pensa ad alcuni pratici esempi. Tutti concorderanno che uccidere sia sbagliato, non solo perché la legge lo vieta, ma per un insito senso di filantropia che ci accomuna: eppure ciò non ferma gli omicidi. La spiegazione? Qui interviene la psicologia e lo studio della derivazione dei modelli comportamentali in base al vissuto di una persona, alla sua storia, alla sua educazione eccetera. Così come molto dipende dagli esempi che si acquisiscono nei primi anni di vita, quando la mente è una "tabula rasa": è risaputo che figli di genitori violenti, tendendo a pensare che la realtà in cui vivono rappresenti la normalità ed essendo i genitori il modello da seguire, sul loro esempio fondano le loro modalità di relazionarsi. 

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Fonti: 

mercoledì 27 maggio 2020

STEP #19 - L'utopia Platonica e l'irrealizzabile modello di stato

Un'utopia è per definizione un assetto politico, sociale e religioso che non trova riscontro nella realtà, ma che viene proposto come ideale e come modello.

Tra le più celebri utopie filosofiche vi è senza dubbio quella che si trova nella Repubblica di Platone (la traduzione italiana del titolo fa riferimento non tanto alla forma di governo quanto al significato latino 
del termine come "cosa pubblica"): in tale dialogo egli descrisse uno Stato ideale fondato perfettamente sui valori supremi di Bene e Giustizia.

Platone costruì un proprio "modello" per il governo della Kallipolis, accurato e con una struttura ben precisa e rigida, la cui imitazione e declinazione nella realtà, tuttavia, era - è, e probabilmente sempre sarà - irrealizzabile. I suoi limiti si intuiscono facilmente e sono evidenti, non solo al lettore contemporaneo: per convincersi del carattere prettamente utopico del progetto platonico, basti dare un'occhiata all'organizzazione di questo Stato ideale. 

Alla base di tutto ci sarebbe l'innata divisione degli uomini, e quindi delle loro funzioni sociali, in tre classi, che rispettano la tripartizione dell'anima e la prevalenza in ognuno di un determinato carattere: la razionalità domina nei filosofi, coloro che sono destinati a governare, poiché non hanno interessi personali da far valere, instaurando una sorta di aristocrazia; l'irascibilità domina nei guerrieri, guardiani dello Stato, che hanno il compito di difenderlo con coraggio; la concupiscibilità, infine, prevale nella maggior parte del popolo, costituita da lavoratori, contadini, artigiani...
Per garantire l'efficienza di un siffatto stato, inoltre, secondo Platone, sarebbe stato necessario instaurare un regime di comunismo, che riguardasse soprattutto i figli e la loro educazione: i fanciulli infatti dovevano essere sottratti in tenera età alle famiglie e allevati in comune, a cura dello stato. Ignorando chi fossero i loro genitori naturali, essi avrebbero considerato ogni adulto come un padre e ogni loro coetaneo come fratello, e i più adatti sarebbero stati scelti per diventare governanti, indipendentemente dall'origine sociale.
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Per approfondire:
https://it.wikipedia.org/wiki/La_Repubblica_(dialogo)

Fonti: 
https://it.wikipedia.org/wiki/Utopia
Con-Filosofare, volume 1A, Nicola Abbagnano, Giovanni Fornero (2016)

Crediti immagine: http://www.storiadelleidee.it/index.php/antichita-classica/platone/la-citta-ideale-e-l-educazione

lunedì 25 maggio 2020

STEP #18 - nella filosofia contemporanea: Wittgenstein


(in particolare, riguardo il concetto di modello, si veda il video dal minuto 1:00 a 3:24)


Ludwig Josef Johann Wittgenstein (1889 – 1951) è stato uno dei più importanti pensatori del XX secolo. Il "Tractatus Logico-Philosophicus" è l'unica opera da lui pubblicata in vita ed essa si concentra sul problema della comunicazione di idee tra gli esseri umani e sulla delimitazione delle possibilità del linguaggio.

Wittgenstein descrisse il linguaggio come raffigurazione logica del mondo, dove per mondo si intende un insieme di "fatti", di tutto ciò che accade. Ancor più importante è la nostra percezione del mondo:

"noi ci facciamo immagini dei fatti"

scrisse il filosofo austriaco. Noi creiamo, cioè, modelli nella nostra mente rispetto a quello che viviamo: questo si trova anche alla base della comunicazione e della fallacia di quest'ultima. 
Le parole ci permettono di creare immagini, ma il problema consiste nello scambio e nella trasmissione di queste da persona a persona: tipicamente, non siamo capaci di far in modo che nelle menti altrui si crei la stessa immagine a cui ci riferivamo originariamente, ossia il nostro modello. Questo crea ambiguità, incomprensione, ineffabilità. 

La soluzione che Wittgenstein propose per tale questione è riassumibile nella celebre citazione: 

"Su ciò di cui non si è in grado di parlare, si deve tacere
Wovon man nicht sprechen kann, darüber muss man schweigen.
(Tractatus logico-philosophicus, 7)

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Fonti:

mercoledì 29 aprile 2020

STEP #12 - Il modello galileiano dell'universo

<< Avendo io dunque scoperto e necessariamente dimostrato, il globo del Sole rivolgersi in sé stesso, facendo un'intera conversione in un mese lunare in circa, per quel verso appunto che si fanno tutte l'altre conversioni celesti; ed essendo, di più, molto probabile e ragionevole che il Sole, come strumento e ministro massimo della natura, quasi cuor del mondo, dia non solamente, com'egli chiaramente dà, luce, ma il moto ancora a tutti i pianeti che intorno se gli raggirano; se, conforme alla posizion del Copernico, noi attribuirem alla Terra principalmente la conversion diurna [...] >> 
- tratto dalla Lettera di Galilei a Benedetto Castelli (1613), Lettere copernicane, Opere


Galileo Galilei fu un fisico, filosofo, astronomo e matematico protagonista della rivoluzione scientifica seicentesca: centrale nei suoi studi fu l'osservazione dei fenomeni celesti e dei moti degli astri. In particolare, egli fu sostenitore del modello copernicano eliocentrico del Sistema solare: Niccolò Copernico, circa un secolo prima, aveva esposto la sua teoria secondo cui "in mezzo a tutto sta il Sole". Quest'ultima contraddiceva il precedente modello Aristotelico-Tolemaico, in voga da secoli e accettato ufficialmente dalla Chiesa cattolica, che sosteneva che la Terra fosse immobile al centro dell'universo con il Sole, la Luna e i pianeti che ruotavano intorno a essa secondo orbite circolari. Galilei scrisse il celeberrimo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo e le cosiddette Lettere Copernicane, per confutare tali antiche credenze.  L'appoggio del sistema copernicano costò a Galilei un processo che si svolse a Roma nel 1633 e che si concluse con la condanna per eresia e l'abiura forzata. Si narra che subito dopo l'abiura lo scienziato avesse esclamato "E pur si muove!" (in riferimento alla Terra). 
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Per approfondire:
https://it.wikipedia.org/wiki/Galileo_Galilei
https://www.studiarapido.it/sistema-tolemaico-e-sistema-copernicano/
https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_copernicana
https://it.wikipedia.org/wiki/Processo_a_Galileo_Galilei
Fonti: "I filosofi e le opere" antologia filosofica per le scuole medie superiori, Carlo Sini

venerdì 10 aprile 2020

STEP #08 - Il modello nel "Timeo" di Platone

Platone: Timeo, l'anima del mondo Trad e note di Giuseppe Modugno ...
<< [...] è tuttavia impossibile trovare il fattore e il padre dell'universo, e, una volta trovatolo, indicarlo a tutti. Proprio questo dobbiamo considerare di esso, vale a dire in base a quale dei due modelli l'artefice lo realizzò, se guardando a quello che è allo stesso modo e identico, oppure a quello generato. Se questo mondo è bello e l'artefice è buono è chiaro che guardò al modello eterno: altrimenti, ma non è neppure lecito dirlo, a quello generato. E' chiaro ad ognuno che rivolse il suo sguardo al modello eterno, poiché è il più bello fra i mondi generati, e l'artefice, fra le cause, quella migliore. Generato in questo modo, il mondo è stato realizzato sulla base di quel modello che può essere appreso con la ragione e l'intelletto e che è sempre allo stesso modo: stando così le cose, vi è assoluta necessità che questo mondo sia ad immagine di qualcosa. La cosa più importante in ogni questione è quella di cominciare dal principio naturale. Così allora si deve distinguere l'immagine dal suo modello [...] >>   
(parla l'interlocutore Timeo, da cui prende il nome il dialogo stesso, in risposta a Socrate, enunciando la sua teoria cosmologica)


Per Platone il termine "modello" assume un significato preciso e fondamentale, in particolare se si considera la celebre teoria delle idee, perno del suo sistema filosofico. Secondo il filosofo greco, infatti, la nostra realtà non è che copia e imitazione imperfetta (tramite i processi di mimesi, metessi e parusìa) di modelli eterni e imperituri, ossia delle idee, campioni trascendentali per la realtà fisica, "situate" nell'iperuranio.
William Blake, The Ancient of Days
Esiste, tra il mondo delle idee e quello materiale, un mediatore, la cui esistenza è necessaria per risolvere il problema di tale dualismo: questa figura (che ricorda il Dio cristiano e il Logos degli stoici), è il Demiurgo, essere divino buono ma di potenza non infinita, essendo limitato dalle idee e dalla resistenza "ribelle" della materia: esso compare per la prima volta nel Timeo, testo appartenente ai dialoghi della vecchiaia (è in particolare un dialogo fisico-cosmologico). "Artefice e padre dell'universo", il Demiurgo è una forza ordinatrice, imitatrice (ma non creatrice!), che vivifica la materia preesistente, puro caos e necessità, ad immagine e somiglianza delle idee, dando a queste una forma e soprattutto un'Anima Mundi, una sorta di vitalità universale. La chora, che è il massimo grado di somiglianza con l'intellegibile, viene dunque infusa nella materia fisica a partire dai quattro elementi fondamentali - fuoco, acqua, terra e fuoco. 

Il modello è, sostanzialmente, ciò che l'Artefice imita nel plasmare le forme geometriche del cosmo materiale vivente. Tra queste forme, le prime furono i quattro solidi regolari: il cubo, l'ottaedro, il tetraedro e l'icosaedro. A seguire vennero definiti il tempo, immagine mobile e imitazione dell'eternità, e gli astri, dèi visibili a cui viene attribuito il compito di forgiare quello che resta del mondo. Il cosmo è dunque compiuto in maniera completa e bella, la migliore possibile per un mondo in divenire.

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Per approfondire:
http://www.treccani.it/enciclopedia/modello_%28Dizionario-di-filosofia%29/

Fonti:
Con-Filosofare, volume 1A, Nicola Abbagnano, Giovanni Fornero (2016)

lunedì 30 marzo 2020

"Modello": significato filosofico

Il termine "modello" assume senza dubbio un significato interdisciplinare, ma concentriamoci ora sul suo significato nell'ambito della filosofia. 
Storicamente la nozione filosofica associata a questa parola, in senso metafisico, è quella di "paradigma", ossia quell'archetipo eterno e immutabile su cui i presocratici basavano il sistema universale: un elemento (l'acqua per Talete, il fuoco per Eraclito, l'aria per Anassimene) o un concetto astratto (si pensi all'ápeiron per Anassimandro o all'Essere per Parmenide)

La filosofia dell'Uno : i quattro elementi

Ma il modello è anche ciò che il demiurgo del Timeo di Platone imita nel plasmare le forme geometriche del cosmo materiale vivente. Per il filosofo greco, in particolare, le idee sono campioni trascendentali per la realtà fisica, che è pura copia, e sono situate nell'iperuranio

Zret Blog: Natura del Demiurgo

Per il suo discepolo Aristotele, troviamo un significato più "concreto": il modello come unità, connubio di forma e materia, da cui deriva la compresenza di quest'ultimo
 nella realtà e viceversa. 
Se da una parte la matrice platonica ha particolare fortuna nel periodo medioevale, è stato il pensiero aristotelico a contribuire alla vasta gamma di significati che oggi attribuiamo al termine: un modello è un'idea, certo, ma anche la realizzazione di quella stessa idea nella prassi. 


Le differenze tra Platone e Aristotele: dalla politica al mondo ...
Dettaglio de "La scuola di Atene" di Raffaello (1509-1511 ca.)


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