sabato 4 aprile 2020

STEP #06 - Il Superuomo dannunziano: modello ideale di uomo


Gabriele D'Annunzio, militare e politico, poeta "vate" dell'Italia e simbolo del Decadentismo, è celebre, tra le altre cose, per la sua definizione del modello ideale di uomo: il Superuomo. Il termine italiano traduce il tedesco Übermensch (letteralmente "Oltreuomo"), introdotto da Friedrich Nietzsche e utilizzato da quest'ultimo per indicare colui che, libero da catene e falsi valori etici e sociali, dettati dallo spirito apollineo e dalla filosofia di Socrate, segue invece lo spirito dionisiaco e pratica il "nichilismo attivo", diventando veramente se stesso in una futura nuova epoca.


D'Annunzio fra i pastori – alleo.it     Friedrich Nietzsche On The Secret Ingredient For Happiness

D'Annunzio, fornisce un'interpretazione molto personale della figura del Superuomo nietzschiano, esasperando il concetto di affermazione di sé, il rifiuto per la borghesia, la "volontà di potenza", creandone un mito che verrà poi ulteriormente strumentalizzato dai nazionalsocialisti. Secondo il poeta, è un diritto di pochi esseri eccezionali quello di innalzarsi per creare una nuova aristocrazia tirannica, guardando, come esempio, al passato glorioso di Roma. 
Nel romanzo "Le vergini delle rocce", Claudio Cantelmo, è l'ideal-tipo latino, che cerca una donna a cui unirsi per generare il futuro re di Roma che avrebbe guidato l'Italia riportandola all'antica magnificenza.
Il primo libro del romanzo è occupato dalle riflessioni di Claudio Cantelmo sulla società presente e sul compito delle élites aristocratiche: per questo risulta essere un vero e proprio manifesto politico del superuomo. Ne riporto alcuni passi significativi:

Le Vergini delle Rocce (1896) - LA FIUMANA DEL PROGRESSO

<<  [...] l'arroganza delle plebi non era tanto grande quanto la viltà di coloro che la tolleravano o la secondavano. Vivendo in Roma, io era testimonio delle più ignominiose violazioni e dei più osceni connubii che mai abbiano disonorato un luogo sacro. [...] Una sera di settembre, su quell'acropoli quirina custodita dai Tindaridi gemelli, mentre una folla compatta commemorava con urli bestiali una conquista di cui non conosceva l'immensità spaventosa (Roma era terribile come un cratere, sotto una muta conflagrazione di nubi), io pensai: «Qual sogno potrebbero esaltare nel gran cuore d'un Re questi incendii del cielo latino! Tale che sotto il suo peso i cavalli giganteschi di Prassitele si piegherebbero come festuche.... Ah chi saprà mai abbracciare e fecondare la Madre col suo pensiero oltrapossente? A lei sola - al suo grembo di sasso che fu nei secoli l'origliere della Morte - a lei sola è dato generar tanta vita che se ne impregni il mondo un'altra volta.» E io vedevo, nella mia imaginazione, dietro le vetrate fiammeggianti del balcone regale, una fronte pallida e contratta su cui, come su quella del Còrso, era inciso il segno d'un destino sovrumano. >>

_________________________________________________________________________
Per approfondire:
https://it.wikipedia.org/wiki/Cos%C3%AC_parl%C3%B2_Zarathustra
https://it.wikipedia.org/wiki/Oltreuomo
http://dannunziog.altervista.org/nietzsche-e-il-superuomo/
https://it.wikipedia.org/wiki/Le_vergini_delle_rocce

Nessun commento:

Posta un commento